giovedì 13 ottobre 2011

Del casco e altri accessori salvavita

Periodicamente si riparla della reale utilità del casco e della possibilità di renderlo obbligatorio.

I contrari all’obbligatorietà portano due argomenti:

a) la possibilità che l’obbligatorietà si traduca in un uso ridotto della bicicletta, magari in favore dei motocicli, e quindi diminuendo il livello di sicurezza totale;

b) i rischi che un ciclista corre derivano da fattori e forze contro i quali il casco è impotente. Credo che nessuno dubiti che dare una capocciata indossando il casco sia meglio che darla a zucca non protetta. Ovvero vi sarebbero evidenze sufficienti a giustificare l’obbligatorietà del l’accessorio.

Questo discorso l’ho già visto circa 30 anni fa, in occasione dell’introduzione dell’obbligo dell’uso del casco sulle moto. Solo che sulle moto i critici erano già battuti in partenza, chi può dubitare dell’utilità del casco in moto?

Beh, a suo tempo, ero solo un marzianotto all’università, vidi una serie di statistiche prodotte dalle compagnie assicurative, che propagandavano il casco. Beh, leggendole si capiva che:

a) i paesi dove il casco non era obbligatorio avevano un numero nettamente minore di incidenti;

b) nei paesi dove il casco non era obbligatorio vi erano molti più morti e feriti per incidene che negli altri.

La spiegazione? Per me semplicissima: con il casco, specie quello integrale, si tende ad andare molto più veloci (almeno 20 km/h in più, stesso mezzo) e si ha una minore situational awareness, che è il miglior antidoto per gli incidenti.

Certo, i medici di pronto soccorso vedevano arrivare persone con terribili traumi cranici (Come disse uno in una intervista recente: “Indossate il casco, ci sono cose peggiori della morte”). Ma in realtà dalle statistiche delle compagnie assicurative risultava che ai pronti soccorsi in media arrivavano meno feriti e comunque in media meno gravi.

Vabbè, sappiamo come è andata.

Personalmente porto il casco quasi sempre, e quando non lo metto mi sento un po’ a disagio. Francamente non credo che vi siano molti paesi dove il casco per bici è obbligatorio… anche se non ha le controindicazioni di quello motociclistico riguardo a velocità e contatto con l’esterno, il timore di una multa potrebbe far propendere le persone ad utilizzare un mezzo tipo motocicletta o auto.

Sarebbe bello poter vedere qualche bella statistica che ci faccia un confronto tra incidenti con o senza casco. Ancora una volta, un paio di volte che sono caduto recentemente, mentre andavo giù ho (fulmineamente) pensato: “almeno ho il casco”.

Infine va fatta un’ultima considerazione, relativa all’ambiente culturale. Una statistica piuttosto accurata probabilmente mostrerebbe la pericolosità della stanza da bagno e quanti cadono e battono la testa semplicemente scavalcando il bordo della vasca da bagno. Ciò non significa che la gente possa pensare di indossare il caschetto da bagno… Così la bicicletta è vista –checchè ne dica il Codice della strada- anche come l’estensione del pedone. Niente vieta ai pedoni di indossare un casco, ma renderlo obbligatorio è tutta un’altra faccenda!

In chiusura mi preme citare altri due accessori salvavita che la tecnologia ci mette a disposizione: specchietto retrovisore e gilet AV (Alta Visibilità). Tutti e due ci proteggono dal maggiore pericolo per il ciclista: essere investito da un altro mezzo.

Devo dire che li uso abbastanza. Nella borsetta triangolare ho sempre il gilet AV. Su strada, sia di giorno che di notte è fantastico. Il ciclista risalta sulla strada con chiarezza molte centinaia di metri in anticipo. E anche in città, se sei così ammantato sei visibilissimo.

Un altro accessorio non facile da trovare sulla bici normale è lo specchietto retrovisore. Molto utile in città lo è ancora di più fuori, in quanto ti consente di viaggiare affiancato a chiacchierare, senza rinunciare a tenere sotto controllo le auto che arrivano. Dopo quello sul casco, perduto in gita, ne ho montato uno sulla bici da città, devo dire con ottimi risultati. Stavo pensando di installarne un secondo a destra.

E’ un peccato che non sia più diffuso, secondo me anche questo è un salvavita.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottime considerazioni, soprattutto per quanto riguarda il casco nella vasca da bagno.
Me ne ero occupato anche io un po' di tempo fa sul mio blog: http://piciclisti.wordpress.com/2011/09/29/casco-obbligatorio-risposta-al-corriere/

Io suggerivo l'uso del casco anche per i peedoni e per gli automobilisti che sono molto più a rischio dei ciclisti.

martina ha detto...

in effetti lo specchietto in città, specie in città dal traffico caotico e disorganizzato come Roma, serve. Punto.
Io non mi rassegno ancora a metterlo perché mi fa tanto motorino e ho proprio voglia/necessità di allontanarmi dal quell'estetica ma vedere dietro con frequenza purtroppo è indispensabile.

Chiedo invece un consiglio: la mascherina la porti/tate? serve a respirare meno schifezze?

Lug il Marziano ha detto...

@martina

Ti pare che un raffinato elegantone come me metterebbe una cosa così volgare come la mascherina?

Io sapevo che l'antipolvere non faceva quasi nulla, mentre la carboni attivi da problemi se si aumenta il ritmo di respirazione.

Lo specchietto... la soluzione che adotto (da manubrio) non mi sembra troppo motorinistica.

Lug il Marziano ha detto...

@piciclisti.

Sono d'accordo! Bisogna anche vedere i morti o i feriti per trauma cranico che il casco avrebbe potuto evitare...

martina ha detto...

oggi aggiungerei ai must-have un giubbotto salvagente!

cmq grazie per avermi disilluso sulla mascherina
mi andrò a comprare uno specchietto

Lug il Marziano ha detto...

Lo puoi anche usare per ritoccarti il trucco al semaforo!!!

Martina ha detto...

ideona !!!
se solo mi fermassi ai semafori ahahaha
no scherzo, mi ci fermo, magari non sempre a quelli pedonali... ^__^

Martina